LAURA MASI

Laura Masi intervistata da Influencers Kings

Raccontaci la storia della tua vita e come sei arrivata ad esser seguita da migliaia di persone.

Ciao a tutti! Mi chiamo Laura e mi piacciono i gattini! Sono originaria di Firenze, sebbene adesso viva parte della mia vita in America a Washington DC. Nella vita scatto foto e le condivido sui social, in molti mi definirebbero “influencer”, ma personalmente detesto questa parola. Mi vedo più come una persona che ispira, una cantastorie, una ragazza che ti prende per la mano e ti accompagna con un semplice click attraverso le bellezze del mondo. Mi piace viaggiare, scoprire nuovi posti e vivere avventure. La fotografia resta la mia forma di comunicazione preferita, che mi ha dato la soddisfazione di collaborare con Canon nel 2016 e con Sony nel 2017.

Vivo il viaggio come una terapia, una terapia per cambiare luogo, cambiare idea, cambiare sguardo, per trovare l’armonia.

Quando e come ti sei approcciata ad Instagram?

Quando ho aperto il profilo Instagram non pensavo nemmeno che un giorno si potesse lavorare con questa applicazione e farne un lavoro. Tutto ebbe inizio nel 2011 quando acquistai il mio primo Iphone: amavo l’idea di poter tenere un album fotografico. Inizialmente condividevo aperitivi, gatti, biglietti del cinema e foto di vacanze, senza una logica, con filtri bruttissimi. La mia avventura terminò poco dopo quando il mio telefono finì nel lavandino dell’università. Non potendomi permettere un secondo telefono della mela, dovetti ripiegare su un Android e l’applicazione di Instagram per questo sistema uscì dopo molto tempo, quasi due anni. Riuscì però a recuperare la password dopo qualche tempo e con mia sorpresa trovai un Instagram totalmente cambiato.

Le foto erano molto più belle, c’erano molti professionisti, tante interazioni, insomma lavori di grande qualità. A quel punto capii che anche io potevo mostrare le mie foto migliori. Cancellai un po di foto vecchie e ricominciai da capo. Avendo una Reflex cominciai a postare foto scattate con quella e modificate con Photoshop.

Cominciai a prendere tutto più seriamente: gli hashtag, gli orari di pubblicazione, le foto che mi piacevano di più. Piano piano il mio profilo iniziò a crescere fino a diventare un profilo suggerito da Instagram, cosa che mi portò una grande visibilità. Da lì piano piano iniziavano le prime collaborazioni: scatti in cambio di merce. Sto parlando davvero dell’inizio di questo lavoro. Sembra quasi impossibile vedere come io e questo mondo abbiamo fatto tanta strada in due anni circa.

Quale è stata la tua prima “vera” esperienza guadagnata tramite Instagram?

Il mio primo lavoro fu fuori Firenze, venni invitata in Puglia da un residence con i trulli, a vivere la loro ospitalità. Fu la mia prima volta in Puglia e fu amore a prima vista. Conobbi persone fantastiche con le quali ancora oggi sono in contatto. Tutto questo andava in parallelo con quello che avevo pensato essere il mio percorso di vita. Nel frattempo studiavo presso l’università di Pisa nel corso di ingegneria aerospaziale. Instagram nel frattempo mi dava la possibilità di guadagnare qualche soldo, che non è mai una brutta cosa quando sei studente universitario. Il momento in cui affrontai la decisione del cosa fare in futuro è stato talmente spontaneo che mi sembra solo di aver continuato sulla mia strada senza grandi inversioni di marcia. Il lavoro come Instagramer, fotografo, content creator stava crescendo: banalmente ricevevo più offerte, più lavori, guadagnavo di più tanto da arrivare ad aprire una partita IVA. Dentro di me c’era, e non nego che ci sia ancora, quella paura che può dare un lavoro da libero professionista. Ma allo stesso tempo c’è sempre stata la consapevolezza del “sì, lo voglio”.

Ho visitato il tuo blog, dire che ti piace viaggiare è riduttivo! Come ti approcci al viaggio? Parti da sola o in compagnia? Hai dei programmi e una lista di cose da fare o ti abbandoni all’istinto?

Il mio blog Ruberry parla di viaggi a 360°, è un sito in cui raccolgo le esperienze che vivo e dove consiglio i posti da vedere, dove andare a mangiare. E’ uno spazio in cui cerco di raccontare tutte le emozioni che ho vissuto durante quel viaggio e condivido le informazioni che ho assimilato. All’interno dello stesso articolo si trovano cenni storici sul luogo del mio viaggio e dove ho mangiato il miglior pasto in quella città. Anche il blog mi rispecchia appieno: ci sono tante parole, tante foto, tanto di Laura!

Mi è capitato di fare poco viaggi da sola, onestamente preferisco i viaggi in compagnia. Viaggiare in compagnia ti permettere di vivere il viaggio con più gioia, spensieratezza e allegria. Viaggio in compagnia di mia sorella per lavoro, viaggio molto con il mio ragazzo quando gli impegni di lavoro lo consentono: non diciamo mai no ad un weekend fuori porta e viaggio tantissimo con i miei colleghi che oramai sono diventati amici.

Se è un viaggio personale ammetto che lascio un po’ le cose al caso, so che ci sono determinate cose che voglio vedere, ma lascio anche molto tempo per vivere con calma e rilassarmi. I viaggi di lavoro invece hanno ritmi molto serrati e stretti, iniziano dalla mattina presto fino alla sera tardi. Personalmente preferisco sempre vivere i viaggi di pancia e lasciarmi sorprendere dal luogo dove mi trovo, ma effettivamente posso farlo solo quando sono viaggio per motivi personali. Per I blog tour faccio “i compiti a casa”: su Instagram e su internet in generale, cerco informazioni sui luoghi che andrò a visitare. Faccio anche molta ricerca fotografica per avere ben chiara l’idea di dove andrò, cosa aspettarmi e iniziare già ad elaborare mentalmente le foto che vorrò scattare.

Prima si viaggiava per motivi di lavoro, salute o trasferimenti “definitivi”, niente di paragonabile al modo “mordi e fuggi” di oggi. Che effetto fa sentirsi cittadini del mondo e poter andare dappertutto in poco tempo e per poco tempo? 

Non mi sono mai vergognata di dire che ho iniziato a viaggiare seriamente, anche se a mio giudizio ho ancora mostra strada da fare e molti timbri sul passaporto da aggiungere, negli ultimi anni grazie a questo lavoro. Prima da studente universitario non avevo la possibilità economica e il tempo di viaggiare dove e quando volevo. Questo mi ha permesso di capire che non tutti nasciamo viaggiatori. Mi sono resa conto che nella nostra società si viaggia perché ce lo possiamo permettere, perché lo fanno tutti e per fare delle foto instagrammabili.

Però essere cittadini del mondo è anche una responsabilità e richiede una certa dimestichezza mentale. Si deve banalmente essere capaci di mangiare di tutto, parlare più di una lingua e non avere giudizi di genere, orientamento religioso e colore della pelle. Se questo vi risulta banale, vi confesserò che ho scoperto che è bene mai dare nulla per scontato.

Quando posso restare solo pochi giorni in un paese nuovo me ne vado sempre con quella malinconia di chi avrebbe voluto vedere, conoscere e scoprire di più. Vero è che viaggiando spesso si ha la possibilità di tornare a visitare quei posti che ci hanno particolarmente colpito. Sono un tipo un po nostalgico e ammetto che mi manca e sogno un po’ quello spirito di avventura e di voglia di conoscere il mondo che spingeva i viaggiatori a mollare tutto e prendere un aereo per l’altra parte del mondo come succedeva qualche anno fa. Cerco però di mettere tutto il mio entusiasmo in ogni esperienza.

Il tuo profilo Instagram è molto curato e prediligi l’architettura alla tua figura. E’ insolito per una influencer. Perché questa scelta? 

La fotografia è da sempre stata la mia passione, quella di architettura in particolare. Quando ho aperto il mio profilo su Instagram questa figura di influencer non esisteva e si usava l’applicazione solo per condividere il proprio lavoro.

Negli anni è cambiato l’utilizzo del social, adesso si prediligono foto meno curate, dove si dà più spazio alla propria persona e molti curano moltissimo la didascalia. Io ho intrapreso nell’ultimo anno un percorso di sforzo per convincermi a mostrarmi più spesso. Mi piace la fotografia, ma non sono a mio agio nella fotografia. Inoltre per me ha senso solo se la mia presenza può regalare uno spunto in più, donare più forza all’immagine e dare un contesto di racconto. Onestamente ho sempre pensato che per i selfie basta Facebook, qui su Instagram si parla di fotografia e per questo io continuerò a sviluppare il mio profilo con immagini curate che raccontano. O almeno ci provo.

Come si svolge la tua giornata “tipo” quando non sei in viaggio?

Non sono una persona da giornata tipo, ho un carattere che vive molto alla giornata e spesso cambio i piani da un minuto all’altro. Posso fare moltissime cose.

Ogni giorno dedico gran parte della mia giornata a rispondere alle mail di lavoro cercando di essere il più rapida ed educata possibile.

Una grande parte della mia giornata è dedicata ad Instagram, ovvero seleziono la foto da pubblicare, la edito con photoshop e ne scrivo la didascalia. Inoltre interagisco molto con i miei seguaci durante la giornata, rispondendo a messaggi privati e non. Interagisco molto anche con i profili che seguo lasciando like e messaggi. Ed essendo Instagram un social, lascio molti like e commenti anche a chi non mi segue.

Spesso quando sono a casa devo rispondere a delle interviste come queste, e credetemi, impiego sempre molto tempo. Anche scrivere gli articoli per il blog è una attività che richiede tempo, devo fare ricerca, scrivere, leggere, rileggere, editare le foto, preparare il blog post…

Inoltre c’è la parte di content creator che consiste nel creare dei contenuti. Ad esempio vi siete mai chiesti quanto tempo può servirmi per realizzare un flat lay? Per creare l’immagine studio prima di tutto il brief ed esamino il prodotto (di cosa si tratta, colori, dimensioni ad esempio), studio la storia dell’azienda e del prodotto stesso per carpire qualcosa che mi aiuti a raccontare quel marchio. Poi spesso cerco ispirazione su Instagram o Pinterest, sbirciando centinaia di foto e prendendo qua e la alcune idee che mi possono piacere. Poi disegno lo scatto che vorrei, o quanto meno ne faccio uno schizzo, studiando la posizione degli oggetti, i colori e quali altri elementi inserire… questo richiede anche una parte di tempo dedicata alla ricerca degli elementi. Ad esempio per una foto avevo usato dei vecchi atlanti trovati in casa dei miei, o i vecchi occhiali del nonno, altri volte vado a comprare stoffe colorate o spartiti musicali. Dopo che ho tutto, allestisco un piccolo set in giardino, scatto sempre con luce naturale i flat lay, dove creo l’immagine disegnata e scatto la foto. Da lì si passa alla parte di post produzione e all’inizio dell’immagine in approvazione al cliente, sto con le dita incrociate nella speranza che il lavoro sia di suo gradimento.

In generale direi che scrivo, bevo caffè ed edito foto.

I tre piatti preferiti che hai scoperto girovagando per il mondo.

Ramen e sushi. Non ne posso fare a meno, da questo punto di vista il Giappone mi ha aperto un mondo ed adesso sono piatti che mangio dall’America a Firenze sempre con una certa nostalgia e con la speranza di tornare in Giappone.

La pizza. Sarò banale, ma è il mio piatto preferito. Amo la pizza napoletana e ogni volta che ho la fortuna di tornare in questa meravigliosa città ne mangio a più non posso, però ho mangiato la pizza anche da Sorbillo a New York!

Anche la cucina cubana mi è piaciuta molto: a base di carne, riso, legumi e di platano fritto!!

Ammetto che vivendo negli Stati Uniti non disdegno un hamburger di Five guys. In generale mi piace molto assaggiare i prodotti e i cibi locali, anzi un giorno vorrei assaggiare gli insetti!

Quali sono i tuoi riferimenti più importanti nella vita professionale?

Io cerco sempre di seguire persone che mi sappiano arricchire, qualcuno che mi possa ispirare e indirizzare nel migliorare il mio lavoro. Parlo quindi di fotografi dai quali rubo sempre con gli occhi, persone che sono bravissime nella realizzazione delle stories e chi scrive contenuti molto validi. Cerco davvero di mixare tutti questi aspetti, prendendo ispirazione e facendoli miei. Non ho un guru che seguo in particolare, se non Instagram stesso cercando di rimanere sempre aggiornata sulle ultime novità su l’evoluzione di questo social.

Il lavoro di influencer è molto criticato, invidiato, disprezzato e chi più ne ha più ne metta. Hai qualcosa da dire in proposito?

Credo che adesso sia diventato un lavoro come gli altri con i suoi pregi, i suoi difetti e con le persone più o meno oneste o più o meno meritevoli. Spesso chi invidia e critica questa figura professionale non capisce, o semplicemente non si rende conto, di quanto lavoro ci sia dietro. Prima vi ho raccontato della creazione di un contenuto per un brand. Immaginante quando di contenuti ne dovete fare 10, immaginate che vuol dire tornare a casa e dopo due giorni, fare una nuova valigia e immaginate cosa vuol dire scrivere 4-5 blog post al mese. È un lavoro. Un lavoro retribuito come è giusto che sia, un lavoro dove dobbiamo imparare a gestire la nostra contabilità essendo con partita IVA, dove si deve fare public relationship e dove si deve rappresentare oltre alla nostra immagine quella del brand che ci ha scelti.

Io cerco di fare il meglio in ogni progetto, di lavorare secondo quelli che sono i miei valori, di impegnarmi e dare il massimo per chi ha deciso di seguirmi. Mi interessa rappresentare me, come lavoro io e l’impegno che ci metto!

Ambizioni e progetti per il futuro?

Una domanda molto difficile. Questo mondo è in continua evoluzione. Farò del mio meglio per vivere ogni viaggio al mondo e mi impegnerò per continuare a scoprire il mondo, mi piacerebbe incrementare molto di più la parte dei viaggi e lavorare su più progetti legati al travel.

In futuro mi piacerebbe molto lavorare per incentivare il mio paese, magari collaborando con le grandi amministrazioni e lavorare per la promozione turistica della mia Toscana o sognando in grande dell’Italia! Oppure lavorare con le agenzie e i brand dando una mano nella gestione di eventi, dando il mio contributo come content creator e conoscendo bene le dinamiche del “questa foto sulla mia gallery non funziona”.

Ho sempre avuto il sogno nel cassetto di una mostra fotografica, chissà…

Il tuo motto detto con il linguaggio degli hashtag!

#NeverStopTraveling

Dietro ad ogni foto c’è un mondo. Poi è chiaro che non sono tutti meritevoli, che molte persone hanno scelto la strada breve e mezzi poco corretti, ma onestamente questi individui non sono in tutti gli ambienti di lavoro?
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