Claudia, parlaci di te. Qual è la tua storia e come sei diventata un’influencer?
Ho iniziato a lavorare come modella in Norvegia a 15 anni in modo totalmente casuale, quando, lavorando per un’agenzia media, il proprietario dell’agenzia di moda presente al piano inferiore dello stesso building mi chiese se volessi intraprendere il un’esperienza come modella. Dopo 3 mesi ebbi diversi incontri con le maggiori agenzie di moda (Paolo Tomei models, Ford Newyork, Group Madrid Barcellona) e da li non sono più tornata indietro. A 19 anni, dopo aver vissuto in diversi paesi, mi sono trasferita a Milano. Miss Norvegia a 20 anni, ho lavorato per diverse case di moda (es. Versace, CNC, Dolce&Gabbana, …) in Italia e all’estero. Viaggiando spesso in posti esotici e vista la mia passione per il fashion, avendo inoltre una sorella famosa in Norvegia come influencer di luxury life style (Cecilie fløtre – fashionluxuries), circa 4 anni fa ho deciso di intraprendere anche questa strada.
Cosa pensi dei fake followers? Li hai mai acquistati?
Personalmente, non ho nulla in contrario. È un business e ognuno è libero di costruirlo come meglio crede. All’inizio, per dare una spinta, ne ho acquistati alcuni per raggiungere target 6-7000. Ho poi sommato l’acquisto dei fake followers alla fortuna di avere una sorella famosa che pubblicava spesso foto insieme a me, taggandomi, donandomi quindi ulteriore visibilità. Da quel momento è stato pian piano uno svilupparsi costante e continuo del profilo.
“Credo che oggi la parola influencer sia spesso mal utilizzata e mal interpretata.”
La tua vita ha preso una svolta radicale con questo tipo d lavoro?
Ancora no, visto che il mio lavoro principale rimane tutt’ora quello di modella, e, come detto, non ho ancora avuto modo di evolvermi come vera e propria infuencer.
Secondo te un lavoro vale l’altro?
Assolutamente no! Ci sono lavori che richiedono tempo, sforzi, dedizione, passione per arrivare in alto, più di altri. Lavori diversi richiedono risorse, capacità e altri fattori molto diversi. Penso che i pro e i contro ci siano in tutti, ma che sia personale la scelta di quale strada perseguire e dunque dell’importanza e del valore (umano ed economico) attribuito a ad ogni lavoro.
Usi strategie particolari per la pubblicazione dei post sponsorizzati?
Personalmente no, mi attengo alle disposizioni datemi dai brand con cui collaboro in termini strategici per la pubblicazione dei contenuti.
Provi invidia per qualche tua collega?
No, sono solo contenta se una persona riesce ad arrivare al suo obiettivo nella vita.
Secondo te qual è il ruolo dell’influencer nel settore della moda?
Credo che oggi la parola influencer sia spesso mal utilizzata e mal interpretata. Non basta essere famosi per poter essere influenzatori di qualsiasi cosa. Influencer, anche nel settore della moda per rispondere alla domanda, è colui che ha una credibilità e soprattutto una coerenza tale da poter essere un vero ambassador e un’icona sociale e mediatica per il brand che sta sponsorizzando. Solo cosi le aziende potranno massimizzare l’investimento fatto sui propri influencers e comunicare il proprio messaggio in un’unica inequivocabile direzione.
Qual è la tua principale fonte di ispirazione nella vita?
Credo dipenda dal momento della vita che consideriamo. I viaggi sono però sicuramente la mia fonte di ispirazione per sviluppare idee, ottenere l’energia e la carica di cui ho bisogno, conoscere nuovi mondi e sentire di vivere davvero la vita. È l’unico modo per uscire dagli schemi routinari della quotidianità, per crescere ed evolversi come persona, oltre che professionalmente.