Intervista a Giuseppe Marino, l’imprenditore che ha creato il marchio GUFO, preziosa testimonianza di come tutto ebbe inizio in questo mondo di influencer e brand.
Ciao Giuseppe, cos’é il “caso GUFO” e perché è importante?
GUFO Design è l’azienda che ho aperto nel 2014, un brand di occhiali caratterizzati dal materiale in legno. Il mio caso ha attirato l’attenzione di diversi analisti e laureandi della Bocconi, molti studenti hanno scelto per le loro tesi di laurea in economia la mia azienda. Sono stato infatti uno dei primi a sfruttare come strategia di marketing gli influencer. Tutti sanno cos’è un influencer e la strategia che ho utilizzato per creare notorietà e vendite attorno al mio brand, oggi è diffusa e dominante, non più innovativa, ma all’epoca non si sapeva neanche cosa fosse un influencer. Nel 2013, la figura che oggi denominiamo influencer, era conosciuta come fashion blogger perché il loro operato era strettamente legato al blog, Instagram non aveva il ruolo fondamentale che ha oggi, ha avuto un incremento degli utenti sbalorditivo solo negli ultimissimi anni. Chiara Ferragni e Mariano Di Vaio sono così famosi proprio perché sono stati tra i primi a pubblicare per hobby le foto dei loro outfit e poi piano piano, parallelamente alla crescita di Instagram come numero di utenti, loro sono cresciuti come figure che suggerivano brand e tutto il resto che oggi è noto a tutti.
“C’erano una volta i fashion blogger..”
Da 1 e-commerce a 3 boutique, nella pratica, questa strategia come si sviluppa? Come si è arrivati a Instagram?


Successivamente ho puntato su Chiara Nasti un’altra blogger molto popolare tra gli adolescenti, in quel periodo era sedicenne ed era la prima blogger minorenne che spaccava su Instagram; aveva 600mila followers. Mariano ne aveva un milione, adesso ne ha sei milioni e Chiara, che è andata persino all’Isola dei Famosi come influencer, non è da meno. Vorrei far comprendere in modo semplice che adesso l’influencer è percepito come celebrity a tutti gli effetti.
La storia dell’influencer marketing dall’altra sponda, quella del brand, dei primi brand, come fare?


Ad oggi abbiamo collaborato con migliaia di influencer, da local influencer a macro e influencer star. Considerate che ho inaugurato la mia prima boutique coinvolgendo un’influencer tedesca “Xenia Overdose” che all’epoca aveva 150.000 followers circa e oggi ne conta più di 1 milione.
Qui trovate una lista parziale.
Tu e Daniel Welligton siete stati i primissimi, quindi.
Daniel è il caso per eccellenza, preso a modello da vari studi e premiato da qualche ente di cui non ricordo il nome, per avere applicato nel modo giusto tale strategia. Io, nel mio piccolo, mandai anni fa agli influencer i miei prodotti per diffondere l’immagine e aumentare la reputazione del mio prodotto per venderlo online e Daniel Wellington poco dopo di me stava facendo la stessa cosa. La differenza tra me e lui è determinata dal potere economico. Lui evidentemente aveva molti più fondi da investire, io sono partito da zero con un piccolissimo capitale. Wellighton ha cominciato a inviare i suoi orologi a migliaia di influencer, mentre io nel mio piccolo con le mie capacità di investimento ero stato capace di inviare i miei occhiali solamente a un centinaio di blogger. Wellington ha tappezzato il mondo intero.
Ovviamente questo ha dei costi. Io non avevo neanche un team, in tutto eravamo tre persone a gestire GUFO e mi occupavo io stesso di trovare e contattare gli influencer e di trattare con loro, di chiudere un accordo. Poi il piccolo team, composto anche da mia sorella, si occupava della spedizione. Sto parlando di costi di sola spedizione abbastanza importanti perché una spedizione nazionale attualmente costa dai 6 agli 8 euro, internazionale vai dai dieci ai 30 euro, moltiplicato per 100, 500 influencer si raggiunge una somma importante, per un ritorno che non è immediato. È necessario avere un capitale da parte per poter fare questa cosa io avrò investito circa 100.000 euro in questa avventura, ma la mia azienda non raggiunge il milione di fatturato. Daniel Wellington ha cominciato a spedire i suoi orologi in tutto il mondo, io a non più di 100 persone. Ho ricevuto comunque un buon riscontro e sono stato fortunato perché sono entrato con la strategia giusta al momento giusto, lui ha ottenuto la stessa cosa ma con risultati moltiplicati per gli investimenti che aveva fatto.

In seguito ho avviato l’agenzia Influencers Kings per poter fornire servizi di influencer marketing e adesso sto lavorando su un’app dello stesso settore: CollaborUP


 
  
  
  
 














